Il Cinecircolo in gita alla "Sacra di S. Michele" e al "Dinamitificio Nobel" ad Avigliana

Sembra che il tempo, il 25 maggio, non prometta nulla di buono, ma gli amici del Cinecircolo non si fanno spaventare e partono per Avigliana in allegria.

E avevano ragione a non disperare. Il cielo si apre e, nonostante l’ aria pungente, salgono con il sole alla Sacra di S. Michele che appare con la sua maestosa potenza che ha ispirato Umberto Eco per il suo romanzo “Il nome della Rosa” . Posta sulla via Franchigena per Gerusalemme è esattamente a metà strada tra Mont Saint Michel e San Michele sul Gargano ed è attualmente monumento simbolo del Piemonte. Alessandra, la guida che accompagnerà il gruppo per tutta la giornata, attende i soci e con grande entusiasmo e approfondita conoscenza, illustra la storia e la religiosità dei luoghi visitati. Le montagne della Val di Susa fanno da anfiteatro alla maestosa costruzione che si erge sul monte Pinchiarico a 962 metri di altezza a precipizio sulla Dora Riparia.  Il gruppo si avvicina lentamente all’ ingresso entrando dalla “Porta di Ferro” e rimane affascinato dall’ altezza e magnificenza delle volte e dalla scalinata di oltre 150 gradini che porta alla Chiesa Superiore. Lungo le pareti si aprono ampie nicchie nelle quali si trovavano, fino al 1937, scheletri di monaci, in quanto lo scalone era sfruttato come luogo di sepoltura. Costruita sulla roccia tra il 980 e il 990, le rovine delle primitive cappelle si intravvedono tra le successive costruzioni e restauri dei periodi tra il 1010 e il 1035. Maestoso lo spettacolo che appare dalla terrazza a lato della  Chiesa Superiore, circondata dalle montagne, in lontananza verso la pianura, si scorge anche Torino e le colline dove sorge la Basilica di Superga illuminata dal sole. I frati che attualmente accolgono i pellegrini, i Rosminiani, hanno messo gran cura, insieme alla Sovraintendenza alle Belle Arti di Torino e al Ministero dei Beni Culturali al suo restauro e accompagnano su richiesta, i gruppi nella visita. Capitelli, stipiti, colonne ai margini di portali, hanno scolpiti nella pietra e nei marmi, sculture storiche, floreali o simboliche, i segni dello zodiaco. Pittura ed architettura entrano a far parte di una sontuosa ma semplice cornice ad una Chiesa che, nonostante la maestosità, ne fanno luogo raccolto che induce alla preghiera e alla lettura dei Salmi accompagnati da canti gregoriani. Due ore e mezza passano veloci in luoghi simili, ad ammirare un “Trittico della Madonna” tra l’ Arcangelo Gabriele che sconfigge il Demonio e S. Giovanni Vincenzo, l’ antico altare posto nell’ Abside della Chiesa, la tela di S. Michele, l’ affresco di S. Cristoforo e quello di S. Sebastiano trafitto dalle frecce, la Deposizione. C’ è tempo anche per un momento di raccoglimento leggendo la Preghiera composta da Giovanni Paolo II durante la sua visita 14 luglio 1991. Decine sono le bellezze,  non si vorrebbe mai terminare ma il tempo è tiranno, una sguardo alla torre da cui si buttò la Bell’ Alda, alla ghiacciaia, alla cisterna, il ristorante Caccia Reale attende con un menù di specialità piemontesi.

Il pomeriggio, lasciata in lontananza la maestosità della Sacra, vede i soci inoltrarsi tra i cunicoli e le trincee sotterranee del Dinamitificio Nobel ad Avigliana ristrutturato nel 2008. “Come una fortezza”, dice un cartello, “simile alle fortezze di fine 800 costruite nelle valli alpine”. Luogo di lavoro e di tragedie umane, di vite vissute e spezzate dove, negli anni circa 5000 persone hanno trascorso le giornate di lavoro tra esplosivi, candelotti, dinamite, fulmicotone, cartucce e balistite, su macchine impastatrici o confezionamento manuale e a volte vi hanno lasciato la vita. 31 esplosioni dal 1874 al 1961. 17 gennaio 1952 ore 7,30 salta in aria il reparto di petrinaggio,  tragedia evitata perché il controllo della lavorazione era eseguito mediante visione video prima in Italia. Tragica fu l’ ultima con la quasi completa distruzione dello stabilimento, 14 novembre 1961, 1 morto e 22 feriti, tragedia illustrata con grande risalto sui giornali dell’ epoca come “La Tribuna Illustrata della Domenica”. La data ne decretò la chiusura definitiva. Particolare  che colpisce, un cartello con la scritta “In questo reparto lavoravano molte donne, preferibilmente vedove”.

 Tempo non ne è rimasto molto, la giornata è stata affascinante, trascorsa tra sacro e profano, resterà sicuramente negli occhi e nella mente di quanti hanno affrontato la salita alla Sacra di S. Michele come pellegrini verso la Terra Santa e visitando luoghi che avvolgono nei ricordi una tragedia moderna.

   TOM 

                        

                                                          

Autore: marco
Autore ultima modifica: marco
Dal 04/06/13 questo articolo è stato visitato 1124 volte

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Sezioni: Tempo libero e fotografia | Comunicazioni e notizie

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